top of page

Norvegia - Storie di neve, animali e aurora boreale

26 dicembre 2019

Si parte! Decollati con Bruxelles Airlines da Roma FCO (Aeroporto di Fiumicino), dopo 6 ore di scalo a Bruxelles, mettiamo finalmente piede sul suolo norvegese, precisamente ad Oslo.

Ci dirigiamo in Hotel e, lasciati i bagagli nelle stanze, decidiamo di sfruttare il resto della giornata, essendo le sette di sera, per fare un giro per il centro della capitale norvegese. Poche persone e tanto freddo, quasi tutti i negozi chiusi. Cena e a nanna, la stanchezza del viaggio si fa sentire in tutte le sue 10 ore totali di aereo.

27 dicembre 2019

Ancora una giornata dedicata alla visita della famosa Oslo. Diversi lucherini - serinus serinus - si alimentano sugli alberi di fronte all'albergo dandoci un grazioso benvenuto in Norvegia.

Gli addobbi natalizi sono presenti un po' ovunque e troviamo un'intera piazza con mercatini, bancarelle e attrazioni molto accoglienti. Qualche giro tra le vie più centrali della città, tra cui la famosa Karl Johans Gate ritratta da Edvard Munch nell'omonimo dipinto. Con la visita al Munch Museet (Museo d'arte dedicato a E. Munch) per ammirare il suo celebre "Urlo" e una divertente pattinata sul ghiaccio in un parco pubblico della città si fa sera ed è ora di tornare in hotel, pronti per l'aereo per Bergen del giorno successivo. Nel complesso una città industriosa, moderna e alla mano. A mio avviso non è di una bellezza straordinaria, vale comunque la pena visitarla specialmente sotto Natale!

28 dicembre 2019

Bergen è una delle città marine norvegesi più famose. Circondata dal Sognefjord, uno dei fiordi più grandi e profondi del paese, è la capitale del pesce della Norvegia sud-occidentale. Infatti il suo mercato del pesce è rinomato per la possibilità di gustare diverse specialità ittiche, praticamente a km zero. La parte più caratteristica della città è senza dubbio il piccolo quartiere Bryggen, che mostra come fosse la vita prima dell'avvento dell'industrializzazione e del cemento, una vita di mare e pescatori. Molto bello anche il bel vedere della città raggiungibile tramite una cabinovia su ferrovia.

29 dicembre 2019

E' di nuovo ora di fare i bagagli perché siamo di nuovo in viaggio, stavolta verso Narvik, una cittadina situata 200 km oltre il Circolo Polare Artico anch'essa circondata da un fiordo, l'Ofotjfjord. Data la latitudine di arrivo, atterriamo che è già completamente buio, infatti oltre il C.P.A. nella stagione invernale le ore di luce si fanno sempre di meno, a tal punto da non vedere più il sole per circa un paio di settimane tra fine dicembre e inizio gennaio, avendo a disposizione solo 3/4 ore di "luce" in cui ci si trova in un costante tramonto, con il sole appena sotto la linea dell'orizzonte. Dall'aeroporto ci dirigiamo verso l'appartamento dove alloggeremo per 7 notti. Avendo noleggiato un Suv 4x4 della Peugeot, dotato di gomme chiodate per garantire presa e sicurezza alla guida su neve e ghiaccio, siamo finalmente indipendenti e la vera avventura scandinava può avere inizio.

30 dicembre 2019

Le previsioni sull'attività solare sono buone, quelle meteorologiche meno. Decidiamo comunque che un tentativo vada fatto. Inutile nascondere che uno degli obiettivi del viaggio sia poter ammirare la bellezza dell'Aurora boreale, che l'anno precedente in Svezia ci ha un po' lasciati con l'amaro in bocca. Effettuati i rifornimenti alimentari nel supermercato vicino casa, ci prepariamo alle 2 ore di macchina per andare in Svezia, più precisamente ad Abisko. Situata nell'omonimo Parco Nazionale, questo paesino svedese è considerato uno dei posti migliori in tutta Europa, se non al mondo, per poter vedere le verdi lingue delle grandi Luci del Nord. Un'intensa nevicata ci accompagnerà per tutti gli 80 km. Vi starete chiedendo: 80 km in 2 ore??? Ebbene si, dal momento che le strade sono completamente ricoperte di neve e ghiaccio, 24 ore su 24, 7 giorni su 7 per circa 4 mesi, sommata la scarsa visibilità dovuta alla neve che cade e al vento, ne deriva che a più di 35-40 km/h non è possibile guidare. Poco prima di passare la frontiera, con la coda dell'occhio vedo una sagoma familiare nel bel mezzo del bianco nulla: la prima renna - rangifer tarandus -, e fortunatamente non l'ultima, del viaggio! Troppo buio per scattare una foto, dopotutto ogni tanto bisogna pure goderseli i momenti.

Arriviamo ad Abisko e ci posizioniamo sulla riva del lago, completamente ghiacciato, essendo un posto abbastanza buio da consentirci di vedere l'Aurora. 

Verso le 21:30 arriva una nuvola, poi un'altra, poi un'altra ancora finchè il cielo non è bianco. Non riuscendo a vedere le stelle, dell'Aurora boreale di sicuro non se ne parla questa sera, essendo un fenomeno che coinvolge gli strati più esterni dell'atmosfera terrestre. Durante il ritorno, a circa mezzanotte e mezza, la prima lepre variabile - lepus timidus -, tutta bianca, attraversa la strada di corsa, finendo quasi sotto i chiodi delle gomme della nostra auto. 

31 dicembre 2019

Sono le 9 di mattina, tutti dormono e decido di farmi una passeggiata per Narvik. Dopo aver trovato su Google Maps una zona con più alberi e meno case, vicino al mare, mi incammino speranzoso di trovare qualche forma di vita animale, che fin'ora son state poche. Non appena arrivo nei pressi dei primi abeti e aghifoglie mi accolgono un paio di cinciallegre - parus major - che si dirigono verso una mangiatoia in un giardino. Sembra promettere bene, vuol dire che qualche forma di vita ancora persiste in queste avverse condizioni ambientali. Qualche giro vicino agli alberi, mi provo ad infrattare per arrivare al mare ma nulla, c'è uno strapiombo a dividerci. Bisogna tornare indietro. Giro l'angolo di una stradina, dove poco prima ero scivolato, e dietro una casa spunta un ombra grossa e scura: un alce - alces alces - !!! Si tratta di una grossa femmina che tranquilla bruca quei pochi fili d'erba che spuntano dalla neve. Stupendo. Faccio con cautela marcia indietro per paura di spaventarla, batto due volte il sedere a terra a causa del ghiaccio, e preparo l'attrezzatura. Qualche video, un paio di foto e la ragazzona decide che la neve che ha iniziato a scendere non le fa gustare il pasto come si deve. Così attraversa la stradina e si accovaccia nel campetto da calcio innevato adiacente, dando la schiena al vento così da ripararsi grazie alla folta pelliccia. Dopo averla ammirata abbastanza faccio per tornare verso casa, ma lei si alza, bruca un altro po' e viene verso di me infastidita dal passaggio di due persone dietro poco distanti. Si allontana e lascia il centro delle mie attenzioni a un bellissimo uccello nordico, un sogno di molti birdwatcher: il beccofrusone - bombycilla garrulus -. Un video al beccofrusone e felicità fuori da tutti i pori. Una mattina così difficilmente la batterò dico tra me e me. Le restanti ore di luce le abbiamo trascorse in macchina tornando ad Abisko dal momento che la speranza dell'Aurora boreale era sempre viva dentro di noi. Durante il viaggio una foto rubata ad una renna nel mezzo di una tempesta di neve. Le ore passano ma dell'Aurora nessuna traccia e persino i siti di previsioni più affidabili non ne segnalano la possibilità questa sera... Intanto un altro alce ci tiene compagnia nell'oscurità della notte di capodanno.

1 gennaio 2020

L'avventura nel grande freddo e nevoso nord della Scandinavia continua e la voglia di scoprire altri angoli nascosti della Norvegia settentrionale si fa sempre più forte. Tromso è la prossima destinazione. Uno dei centri mercantili più rilevanti di tutta la Norvegia, Tromso è una città costiera situata nel Tromsofjord, che ovviamente prende il nome dalla medesima città. La bellezza di questo posto è principalmente rappresentata dal centro storico, costituito dalle antiche case in legno in cui vivevano gli abitanti del luogo. Essendo famosa per l'elevata possibilità di poter ammirare i colori dell'Aurora boreale decidiamo di restare fino a tarda sera, per darci un'altra chance. Purtroppo così com'è stato nei giorni precedenti, anche stasera un folto strato di nuvole ricopre interamente il cielo, tanto da riflettere le luci giallo-arancio provenienti dal centro abitato... 3 ore e mezza di macchina per tornare a Narvik aiutano, fino ad un certo punto, a far passare lo sconforto.

2 gennaio 2020

Citando Freddy Mercury "the show must go on", e grazie ad una bella dormita troviamo le forze di proseguire il nostro viaggio. Prossima meta: Svolvaer, una città situata nella costa centro-meridionale dell'arcipelago delle famose Isole Lofoten. Un altro lungo viaggio in macchina ci attende, ma la bellezza e la maestosità quasi senza paragoni dei panorami che, chilometro dopo chilometro, ci lasciamo alle spalle porta via tutti i piccoli nervosismi, le preoccupazioni e le amarezze. Lo spettacolo dei fiordi innevati è uno dei più belli che io nella mia,  seppur breve, vita abbia avuto modo di vedere. Distese quasi infinite di acque marine sormontate con prepotenza da picchi montuosi e rocciosi completamente ricoperti di neve. Se siete convinti che la Norvegia vada visitata solo d'estate, non avete idea di quanto vi sbagliate. Durante il tragitto abbiamo modo di osservare qualche coppia di Smerghi minori - mergus serrator - in alimentazione nelle fredde acque del Mare del Nord. Ogni tanto la grossa ombra di un'Aquila di mare - haliaeetus albicilla - compare nella scena. Infatti il rapace è uno degli uccelli simbolo delle Lofoten, dove vive con numerose coppie tutto l'anno. Esistono difatti numerosi tour turistici organizzati con giro in barca durante i quali si ha la possibilità di osservare anche a distanza ravvicinata uno di questi maestosi uccelli, grazie all'utilizzo di pesce morto gettato in acqua nelle vicinanze dell'imbarcazione. Basta aspettare che l'animale veda il cibo e che venga a prenderselo. A mio avviso cose di questo genere hanno pro e contro: da un lato può aiutare a sensibilizzare le persone alla tutela e alla conservazione degli ambienti naturali proprio per consentire una vita lunga e prospera a tutte le specie animali e vegetali che le popolano; dall'altro però l'utilizzo intensivo di esche per osservare gli animali da vicino nuoce al loro naturale istinto di sopravvivenza, dal momento che non necessiterebbero più di procacciarsi il cibo autonomamente. Per me bisognerebbe imparare a  limitarsi ad essere degli osservatori di ciò che la Natura mostra, senza dover sempre e comunque interferire. Dopo questa piccola digressione continuiamo il diario di viaggio. Arrivati a Svolvaer, ci rechiamo nell'appartamento prenotato via Booking, il Lofoten Suite Hotel, situato nella piazza centrale della città, proprio vicino al molo. Bagagli disfatti e pronti per la cena. Nel frattempo le condizioni meteo iniziano a cambiare. Le previsioni per la visibilità dell'Aurora boreale cominciano gradualmente ad aumentare. Potrebbe essere finalmente la serata giusta. Ripresa la macchina, iniziamo ad allontanarci dal centro abitato per cercare un posto buio idoneo allo scopo. Le nuvole iniziano rapidamente a diradarsi, e l'Aurora sta al 25% di probabilità di essere presente in cielo. Prima una stella, poi un'altra ed infine il cielo appare interamente sgombro... Eccola! Dalle cime di un gruppetto di montagne si diramano nel cielo un paio di lingue luminose di un colore bianco candido, con una leggerissima e quasi impercettibile sfumatura verde. Se ad occhio nudo non si può godere a pieno della bellezza di questo spettacolo naturale, grazie alla mia Nikon D7000 sì. Scattando in manuale, impostando 1/15 di secondo di velocità d'otturatore l'Aurora appare verde e luminosa nello schermo della mia reflex.

3 gennaio 2020 

Una delle mete prefissate da visitare durante il soggiorno all'interno delle Isole Lofoten è Å. Il terzo paese al mondo, e sia chiaro terzo per parità, dal nome più corto. Un piccolo gruppo di case, tra cui palafitte di pescatori e la chiesa, arroccato sull'estremità occidentale più ultima di tutte le Lofoten. Al risveglio un gruppo di una ventina di Edredoni - somateria mollissima - ci da il buongiorno dal porticciolo di fronte all'hotel. Sono diverse le ore di macchina fino ad Å, passate tra panorami ancora più mozzafiato, in compagnia di qualche Aquila di mare, di una Foca grigia - halichoerus grypus -, la prima e l'unica di tutta la vacanza, e qualche Corvo imperiale - corvus corax -. Facciamo un giro a Henningsvaer, paese quasi interamente costruito sull'acqua, dove un Beccofrusone confidente ci accoglie sula cima di un piccolo abete. Dopo un'ora di cielo incredibilmente sereno, che rende tutto ancora più surreale, si fa rapidamente buio e arriviamo ad Å. Con 20 minuti il giro del paese è completo, ci sembra assurdo ma è veramente così! Non sapendo che fare decidiamo di cercare nei paesini vicini un posto dove poter mangiare e ci rechiamo a Reine, un altro paesino di pescatori per lo più, dove ci rifocilliamo e giochiamo a palle di neve tra le palafitte. E' ora di tornare all'hotel perché l'Aurora è di nuovo tra noi. Neanche ci spogliamo e risaliamo in macchina per fare un altro tentativo. Neanche a dirlo nuvole a più non posso. Dopo un'ora di giri la stanchezza accumulata durante la giornata inizia a tirare con forza verso il basso le palpebre dei nostri occhi. Il cuscino era l'unica cosa che ciascuno di noi aveva in mente.

4 gennaio 2020

Quella che sto per raccontarvi è a mia detta la giornata più assurda, bella, incredibile e meravigliosa di tutto il viaggio. E forse in generale uno dei giorni più indimenticabili che ho e che potrò ricordare, e ora capirete perché.

Durante la notte un forte vento si alza su tutta Svolvaer, zio Google dice che raggiunge i 90 km/h di velocità, e in effetti la forza e la violenza dell'aria si sentono tutte in tutti i suoi 90 km/h quando si cerca di aprire la porta finestra sul balconcino. Ma una cosa è certa: forte vento equivale cielo sgombro. Tutta la bellezza delle Lofoten è racchiusa in un solo giorno, l'ultimo della nostra avventura. La sveglia è impostata alle 7:30 del mattino e, dopo una colazione a base di pane nutella e latte, per le 8:00 sono fuori. Da solo nel silenzio della fredda e ventosa Svolvaer. Faccio una capatina nel molo di fronte all'hotel e il solito gruppetto di Edredoni è lì che mi aspetta. Li osservo con il cannocchiale immergersi per circa 40 secondi per cercare cibo sott'acqua, essendo delle anatre tuffatrici. Qualche video ancora e dovrei essere soddisfatto. Sempre grazie a Google Maps avevo visto che davanti al porticciolo c'è una lingua di terra che si inoltra nel mare, con qualche albero e molti scogli. Mi incammino tenendo sempre d'occhio il cielo perché non si sa mai che un'Aquila voglia venire a vedere chi io sia da vicino. Un gruppetto di una decina di Beccofrusoni svolazza tra gli alberi di un parchetto pubblico e il loro trillo si fissa definitivamente nelle mie orecchie. Una coppia di Aquile di mare si da il cambio su uno scoglio in lontananza nel mare dinnanzi le casette di legno, e ne segue il canto di una delle due che riecheggia nell'aria: un'atmosfera unica, sembra di stare in un sogno. Superate le casette vedo finalmente gli scogli, ricoperti di alghe, che in questo periodo garantiscono una fonte di cibo assicurata per un piccolo limicolo nordico che viene a passare l'inverno quassù: il Piovanello violetto - calidris maritima -. Mi piazzo col cannocchiale nella punta di una piccola baia, e inizio a scrutare gli scogli. Un richiamo prende rapidamente la mia attenzione e alzati gli occhi dal cannocchiale vedo due uccellini arrivare in volo sugli scogli esattamente sotto di me. Due bellissimi Piovanelli violetti che iniziano a cercare cibo sugli scogli a pochi metri da me. Lifer per me, prima volta in assoluto che ho avuto modo di vedere questa rara specie di uccello. L'emozione sale alle stelle e dentro di me penso che le sorprese non devono e non possono finire qua. Continuo a camminare verso la punta della scogliera e superati un gruppo di alberi l'occhio mi cade sul mare di fronte a me e noto un'anatra che arriva in volo da ovest. Con la fretta e la confusione che neanche un giocoliere a cui vengono lanciate 10 palline contemporaneamente, punto rapidamente il cannocchiale et voilà: Orchetto marino - melanitta nigra - !! Altro lifer e inizio a sentire chiaramente che il cuore comincia ad andare su di battiti. Purtroppo l'anatra marina si è immersa prima che potessi fotografarla, ed essendo rimasta molto sott'acqua, a causa delle onde e della lontananza ne ho perse le tracce. Arrivato sulla punta della scogliera mi godo il panorama. Credo che posto più bello faccia fatica ad esistere. Qualche altro Piovanello violetto mi tiene compagnia tra scogli e alghe, e uno Spioncello marino - anthus petrosus - fa capolino sulle rocce alla mia sinistra. Mi squilla il telefono, sono gli altri che vorrebbero tornassi all'hotel per poter ripartire e tornare a Narvik, così da fare il lungo viaggio di ritorno con la luce e col bel tempo. Supero il punto dell'Orchetto marino e all'improvviso mentre guardo un paio di gabbiani svolazzare sopra la mia testa un'Aquila di mare sfreccia in picchiata davanti ai miei occhi diretta verso l'acqua poco avanti, probabilmente intenta a cacciare. Continuo a camminare e me la ritrovo sopra la testa, a poco meno di 5 metri, con un bel pesce tra gli artigli e con gli occhi puntati su di me. Forse il contatto visivo più intenso che io abbia mai avuto con un animale. Come potrete immaginare non c'è stato il tempo per una foto, tutto troppo veloce, e poi ero rimasto pietrificato. Sto per superare le palafitte dell'andata e senza volerlo guardo nell'acqua. Vedo un puntino bianco con i piedini rossi che sguazza e si immerge di continuo. Rapido a puntare il cannocchiale e la mia mandibola tocca terra di botto: mi trovo davanti ad un bellissimo esemplare di Uria nera - cepphus grylle - in piumaggio invernale. L'Uria nera è un uccello marino, della famiglia degli alcidi, come la Pulcinella di mare, che d'inverno passa i giorni in mare aperto, lontano da tutto e da tutti cercando di alimentarsi e di arrivare alla primavera, periodo in cui torna sulle falesie per nidificare. Mai e poi mai mi sarei aspettato di vederne una qui a Svolvaer. Sembra di stare sempre di più dentro ad un sogno... Arrivato in hotel mi viene un lampo di genio. Smanetto un minutino col telefono e trovo il sito di segnalazioni naturalistiche norvegese: artsobservasjoner.com . Visto l'andamento della mattinata, vedi mai che qualche naturalista norvegese appassionato come me non abbia segnalato la presenza di qualche animale interessante? Ebbene, ciò che trovo è che un tale pare abbia visto ieri a soli 8 minuti di macchina da Svolvaer una Lontra - lutra lutra - e che gentilmente abbia indicato il luogo più o meno esatto di dove lui l'avrebbe vista. Un tentativo è d'obbligo. Arriviamo in macchina sul posto, vediamo un laghetto ghiacciato e un po' di scogli algosi. L'ambiente promette bene. Con lo sguardo cerco una silhouette allungata e scura, o magari qualcosa che fuoriesca dall'acqua. Mi guardo intorno e dal laghetto ghiacciato mia accorgo spuntino delle macchie scure, che sembrano muoversi... Tre lontre sono intente a giocare e a cercare del cibo sotto la superficie ghiacciata dell'acqua, sbucando ogni tanto per prendere aria. Una volta nella vita direi. Piazzo il treppiede e do il via alle riprese. Mi sembra di essere in un documentario che vidi anni fa, su Yellow-stone, nel quale il fotografo filmava delle lontre giocare e ricorrersi sul ghiaccio nel freddo inverno americano. I tre mustelidi fanno su e giù nell'acqua, ogni tanto fuoriescono completamente, zompettano sulla neve e poi si rituffano. Quindici minuti di magia che ricorderò per sempre. Con il cuore a mille riprendiamo la strada e iniziamo a tornare a Narvik. Quando siamo nei pressi della città, arriva una notifica sul telefono: l'ultima sera del viaggio, avendo l'aereo la mattina successiva, le probabilità di vedere l'Aurora boreale ad Abisko sono al 35%, il valore più alto che abbiamo avuto durante tutta la vacanza. Rapido sguardo anche alle previsioni meteorologiche e mi viene un sussulto: cielo sereno. Non ci pensiamo due volte e decidiamo che a Narvik non ci torniamo ora: direzione Abisko. Durante il viaggio per Abisko la tensione è nell'aria. Chi ha paura di non vederla neanche questa sera, chi come me è fiducioso, chi non si vuole esprimere come San Tommaso, della serie finché non vedo non credo. A pochi km da Abisko uno sguardo dal finestrino per provare a vedere se già si dovesse scorgere qualcosa... C'E'!!! Abbiamo un fascio di luce abbastanza verdolina sopra la testa, ma con le luci della macchina accese non riusciamo ad apprezzarla a pieno. Un'altra occhiata sul sito e l'attività dell'Aurora è prevista durare tutta la notte, nuvole permettendo. Non ci fermiamo allora e tiriamo dritti per il solito lago ghiacciato, delle sere precedenti. Due Renne intanto ci intrattengono sulla strada costringendoci a rallentare, ma ci permettono di osservarle a pochi metri di distanza per la prima volta in tutta la vacanza. Lasciati gli ungulati alle spalle, abbiamo un unico obiettivo. Nulla ci rallenta ora. Nulla può fermarci. Sembra che l'intero viaggio si stia per consumare realmente in queste poche ore che ci rimangono. Tutte le giornate precedenti, tutti gli animali, tutta la neve, tutto il freddo che abbiamo vissuto sta pian piano facendo posto all'unica immagine che ora le nostre menti si prefigurano. Nella macchina vige un silenzio assordante. Nessuno vuole parlare, per paura di portare sfortuna. Nessuno dice nulla. Siamo al lago, parcheggiamo, spegniamo la macchina e ...  Magia... Il cielo sopra la nostra testa è completamente riempito da cinque verdi lingue di una strana creatura. E si muovono, seppur lentamente e con una calma impareggiabile, si muovono. Qualche sbuffo di qua, qualche striatura di là, qualche lingua si dissolve lentamente e qualcun'altra si forma. Doveva andare così, si vede. L'ultima sera. Rimaniamo ore sotto questa magia, io scatto foto e imposto la reflex per il time-lapse. Il freddo ogni tanto punge le estremità dei nostri corpi e una camminata riscaldante è ciò che fa al caso nostro. Verso mezzanotte e mezza purtroppo il vento cessa, e le nuvole chiudono il sipario mettendo la parola fine ad uno degli spettacoli più unici della natura. Il ritorno è impegnativo, stancante, e come se non bastasse riprende a nevicare. Questa volta però lo fa con un impeto differente. C'è qualcosa di diverso nel vento e nella neve. Arriviamo con cautela alla frontiera Svezia-Norvegia, e una grossa luce rossa illumina i nostri volti. Le sbarre sono abbassate e la strada che ci dovrebbe portare a casa è chiusa. Dietro di noi altre macchine si fermano, e spengono il motore. Passa una mezz'ora e nulla è cambiato. Vento e neve continuano a imperversare su di noi e sugli altri sfortunati viaggiatori nelle macchine poco dietro. Un uomo, del posto probabilmente, scende dalla macchina e gentilmente viene ad avvisarci che la situazione potrebbe non cambiare per tutta la notte, e quindi ci consiglia di prendere in considerazione l'idea di fare marcia indietro e dormire ad Abisko. Panico. L'aereo è alle 8 domattina. Dormire qua è impossibile, rischieremmo di perdere il volo e di buttare soldi e tempo. Ci facciamo coraggio e decidiamo di aspettare, d'altronde nei giorni scorsi spesso capitava di vedere i grossi mezzi spazzaneve ripulire le strade dal grosso della neve e ghiaccio. Passa un'ora e due angeli dotati di ruote e lamiera spazzaneve giungono dal versante norvegese in nostro soccorso, così da accompagnarci in tutta sicurezza fino alla strada percorribile. Si chiude così la giornata più strabiliante e indimenticabile che probabilmente avrò modo di vivere.

5 gennaio 2020

Lasciamo l'hotel alle 6:00, bagagli a bordo e la nostalgia già nel cuore per la consapevolezza di salutare, chissà per quanto tempo, forse per sempre, uno dei posti più meravigliosi che abbiamo avuto l'opportunità di vivere, di vedere, di conoscere. 

bottom of page